La struttura di un profumo
In un flacone di profumo la componente odorosa è una parte minima: il 98 per cento è una miscela di alcool e acqua, l’1.99 per cento una sostanza oleosa e solo lo 0.01 per cento è costituito da molecole odorose. Queste a loro volta sono un complesso miscuglio di vari tipi di molecole aromatiche.
Un profumo di qualità dovrebbe durare a lungo e variare il meno possibile nel periodo di tempo durante il quale viene liberato. Questo risultato si ottiene mescolando varie essenze di natura diversa e di diversa volatilità. Tipicamente un profumo ha tre componenti, chiamate “note”. La nota alta (testa) è la parte più volatile, quella che avvertiamo prima, con più forza e nitidezza. Ci sono poi le note medie (corpo), che si liberano un po’ di tempo dopo e che solitamente derivano da fiori dotati di un aroma pesante. Infine entrano in azione le note basse, che svolgono il ruolo di fissatore, e questa è la componente meno volatile ed è anche quella più potente nell’evocare emozioni forti, per esempio di carattere erotico e intimo. I diversi tempi di volatilità delle tre componenti contribuiscono a mantenere per quanto possibile la costanza del profumo nel suo insieme. Ciascuna delle tre note, peraltro, spesso è il risultato di un insieme di fragranze.
Per esempio, nel caso di Patcholy, la ricetta è questa:
Note alte (testa):
Patchouli (o pasciulì) e muschio
Note medie (cuore):
Patchouli
Note basse (fondo o fissatore):
– principali: legno di cedro patchouli e muschio;
– secondarie: geranio e vaniglia.
I profumi in origine erano esclusivamente naturali e spesso avevano un costo altissimo a causa della difficoltà di estrazione: occorrono cinque tonnellate di petali di rosa per ottenere un chilogrammo di olio di rosa. Madame de Pompadour (1721-1764), amante di re Luigi XV, nella sua breve esistenza spese in profumi l’equivalente di circa mezzo milione di euro, e all’epoca esistevano soltanto 300 essenze. Oggi sono più di 25 mila. L’estratto naturale di gelsomino costa 6000 euro al chilogrammo, mentre un chilogrammo di quello sintetico si compra con 5 euro.
Il primo aroma naturale riprodotto in laboratorio fu la cannella, nel 1826, a opera del chimico italiano Luigi Chiozza, che sintetizzò l’aldeide cinnamica. Nel 1868 venne la cumarina, con cui Paul Parquet nel 1882 preparò Fougère Royale (felce reale).
La moderna tecnica della profumeria chimica si sviluppa solo a partire dall’inizio del Novecento. Non c’è aroma, oggi, che non possa essere perfettamente riprodotto con molecole di sintesi: dall’aglio al profumo di pane fresco, dall’afrore di stallatico al profumo di violetta.
Ma non dimentichiamo che non esistono due profumi uguali. Ciascuno interagisce con la pelle di chi lo usa e il risultato è unico e inimitabile come la personalità di ognuno di noi. Per questo il profumo diventa, tra tutti i modi di comunicare, il più intimo ed emotivamente coinvolgente. […]